Lo spirito di Soichiro Honda li rimetterà in carreggiata

L'ex voce della MotoGP™, Nick Harris, analizza storicamente come il marchio nipponico ha saputo reagire ai momenti difficili

I risultati di domenica scorsa ad Austin hanno aggravato una situazione che sapevamo già critica: Honda sta cercando di uscire da un tunnel molto profondo. Disperatamente. 

Nella giornata in cui Maverick Vinales ha riscritto i libri di storia coi colori Aprilia Racing, diventando il primo pilota dell’era MotoGP™ a vincere con tre diversi marchi, sul podio c’era tre diverse moto. Oltre al RS-GP di Noale, la RC16 e la GP24. Proprio negli Stati Uniti, dodici mesi fa, Honda aveva ottenuto la sua ultima vittoria nella classe regina. 

Da quel momento è arrivato solo un podio domenicale, oltre a due nelle Tissot Sprint. A ottenerli Marc Marquez, che ora corre con la Ducati del team Gresini Racing MotoGP™. 

Tom Phillis, 1961
Tom Phillis, 1961

Per il marchio dell’ala dorata, tornare sul gradino più alto del podio sarà un processo lungo e faticoso: ma ce la farà, come già successo in passato, con la spinta dello spirito del suo fondatore. La domanda riguarda piuttosto i tempi. Quando, non se. 

Sono passati 70 anni dal giorno in cui un certo Soichiro Honda ha messo piede per la prima volta nel paddock: è successo durante la seconda prova del campionato del mondo del 1954, sull'Isola di Man. Una settimana più tardi, il giapponese ha salutato tutti dicendo che un giorno sarebbe tornato con delle moto in grado di battere i migliori, insieme a una valigia piena di carburatori, catene e pneumatici. 

È stato di parola: da allora il marchio nipponico ha vinto 72 titoli mondiali costruttori e 821 Gran Premi. Il signor Honda manteneva sempre la parola data.

Le velocità in ballo e l'abilità ingegneristica dei costruttori che partecipavano al TT, in particolare nelle classi 125 e 250 da parte della tedesca NSU, lo avevano scioccato. Trascorsero cinque anni, prima che Soichiro Honda tornasse sull'Isola di Man. Questa volta, non da solo. Insieme a lui c’era un team al completo, chiamato a far iniziare un sogno che nemmeno lui poteva credere così appagante. 

Tom Phillis, Mike Hailwood, Assen, 1961
Tom Phillis, Mike Hailwood, Assen, 1961

Nel 1955, l’anno successivo alla prima visita al TT, il team Honda aveva partecipato a una gara sul Mount Asama, in Giappone, ai piedi di un vulcano attivo sull'isola di Honshu. I piloti partivano due alla volta. Il tracciato era lungo 19 chilometri, in terra la superficie era cenere vulcanica compressa. Yamaha e Suzuki erano rivali tosti. La battaglia, da quel vulcano, è arrivata fino al palcoscenico mondiale.

Avevo 12 anni, nel 1959: ma le immagini delle gare del TT le ricordo ancora. Nella mia memoria non ci sono moto e piloti che sfrecciano, ma una serie di giapponesi, lontani da casa, seduti su scomode sedie a sdraio, sul lungomare di Douglas, durante la premiazione del TT a Villa Marina. Nella classe 125 avevano vinto il premio per il maggior numero di piloti alla loro prima apparizione nel Mondiale. Tre di loro non avevano mai corso, sull’asfalto. Le RC142, con quattro valvole per cilindro, non erano potenti come le rivali italiane o della Germania Est. Le moto, poi, non abituate all’aderenza garantita dall’asfalto, non erano granché maneggevoli. 

Del plotone facevano parte l’americano Bill Hunt e i giapponesi Giichi Suzuki, Junzo Suzuki, Teisuke Tanaka e Naomi Taniguchi, che arrivando sesto si aggiudicò un punto iridato. La squadra era gestita da Kiyoshi Kawashima, in seguito diventato presidente della Honda Motor Company. 

Il viaggio era iniziato. Due anni dopo, nel 1961, l’australiano Tom Phillis portò la Honda alla prima vittoria in un Gran Premio, in Spagna e nella ottavo di litro, al Montjuic. Tre settimane dopo, a Hockenheim, nella Germania Ovest, Kunimitsu Takahashi divenne il primo vincitore giapponese di un GP sulla Honda 250. A fine stagione Mike Hailwood e Phillis regalarono alla Honda i primi due di 72 titoli mondiali costruttori. Phillis divenne anche il primo campione del mondo su una Honda, vincendo il titolo della 125.

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Gli ostacoli, in un percorso che ha portato a 821 vittorie nei Gran Premi, sono stati parecchi. Proprio come in quella prima sfida attorno a un vulcano. Ci sono stati progetti sfortunati, come una moto a quattro tempi che avrebbe dovuto sfidare quelle a due, ma non era competitiva. Ritiri, tragedie, addi come quello di Valentino Rossi, quando è passato alla Yamaha.

Honda non si è mai persa d’animo, ha sempre superato le difficoltà. Lo farà anche stavolta: tornerà a vincere, sotto lo sguardo attento di Soichiro Honda.